venerdì 30 novembre 2007

Progressi con la tavoletta grafica...

Comincio ad orientarmi, ancora il tratto è tremolante e gli errori tantissimi, ma ho capito come usare l’airbrush ed colorare. Ho anche scoperto che si può barare usando una foto come sfondo per disegnarci sopra. Comunque ecco le mie prime opere…


Arista al limone

Se questo spazio è dedicato alle mie passioni non possono mancare delle ricette. Ecco la prima:

Non è l’unico modo con cui preparo l’arista, ma certamente è un piatto leggero ed insolito. Io adopero foglie di bergamotto, ma con le foglie di limone va benissimo.

Ingredienti per 4 persone:
Un arista di maiale di circa 800g – 1 kg
Un rametto di limone colle foglie
Un limone
Un porro
Un mazzetto di prezzemolo
Una costa di sedano
Una carota
Un uovo
Un cucchiaio di pan grattato
Mostarda francese
Pepe nero
Olio
Burro

Massaggiate l’arista con sale, pepe e mostarda, poi mettetela a marinare con: la parte verde del porro, abbondante olio e il succo di mezzo limone.
Preparate un battuto con: la restante parte del porro, la carota, il prezzemolo ed il sedano.
Sistemate il battuto nel fondo di una teglia, sopra il battuto preparate un letto con le foglie di limone ed alcune fette di limone. Sopra a tutto ponete l’arista. Aggiungete il succo del restante limone.
Cuocere in forno a circa 200° per circa un ora e mezza, di tanto in tanto girate la carne e se necessario aggiungere un cucchiaio d’acqua o meglio di brodo.
Quando la carne e cotta ripulitala dal fondo di cottura mettetela a raffreddare.
Il fondo versatelo in una pentola, aggiungete un cucchiaino di mostarda, una noce di burro, un tuorlo d’uovo ed un cucchiaio di pan grattato e fate cuocere a fuoco vivo fin quando non prende un bel colore bruno ed incomincia ad attaccare alla pentola. Quindi versate una tazza di brodo, aggiustate di sale e pepe e versate in una salsiera.
Quando l’arista fredda affettatela a fette sottili e disponetela in un piatto di portata, potete guarnire con alcune foglie e fettine di limone.
La carne va servita fredda, la salsa calda!
Questa carne può essere accompagnata anche da altre salse fredde.

Ho comprato una tavoletta grafica!

E non riesco a fare niente!!
Ma non demordo, ho trovato un tutorial interessante e sto provando ad usarla (http://lnx.sarapica.net/art/tutorial.php).
È molto interessante anche il blog di Sara (http://artedisara.blogspot.com/) lei dice di essere alle prime armi con la tavoletta, ma da ciò che riesce a fare non si direbbe. Comunque Sara è molto, molto brava ed è una professionista, io non ci penso neanche a confrontarmi con lei.
Per pura vanità e per consolarmi degli insuccessi di oggi con questa trappola elettronica, inserisco due disegni (fatti con matita e penna e poi presi allo scanner).



venerdì 23 novembre 2007

Guerra ad acqua

Non vorrei che questo mio blog prenda una piega nostalgica, ma chi se ne frega!!
Correva l’anno… 1987 forse ’88 non ricordo bene, a Reggio Calabria infuriava una vera guerra tra cosche mafiose, ed a noi è sembrata una buona idea intraprendere una faida parallela. La nostra guerra adoperava esclusivamente armi ad acqua, le armi dovevano avere la forma di armi ed al massimo erano accettati i palloncini come bombe. Nessuna altra regola: tutti contro tutti, alleanze effimere, tradimenti e vigliaccate erano all’ordine del giorno. Facendo tesoro di ciò che ci avveniva intorno si evitavano gli scontri aperti prediliggendo l’agguato, l’uso di sicari e perfino le auto bomba. Io stesso sono stato vittima di ben due attentati nella mia auto, una fiat 500 rossa. La realizzazione delle auto bomba credo sia stato l’apice del genio votato all’idiozia!
Durante un agguato una talpa avvisa le vittime, che quindi non vengono colte impreparate, nasce uno scontro a fuoco, anzi ad acqua. Qualcuno, incurante del pericolo, scatta queste foto!
Pochi mesi fa ho letto su una rivista che un ragazzo americano ha inventato lo stesso nostro gioco, complimenti!

Il Solipsista

Walter B. Jehovah (non ve la prendete con me, si chiamava davvero così) era stato un solipsista per tutta la vita. Un solipsista, nel caso non lo sappiate, è un tale che crede di essere la sola cosa veramente esistente, che l’altra gente e l’universo in generale esistono solo nella sua immaginazione e che se lui smettesse di immaginarli cesserebbero di esistere.
Un giorno, Walter B. Jehovah diventò solipsista militante. Nel giro di una settimana, sua moglie era scappata con un altro uomo, lui aveva perso il posto di magazziniere e si era rotta una gamba correndo dietro a un gatto nero per impedirgli di attraversargli la strada.
Mentre era in ospedale, decise di farla finita.
Guardando fuori dalla finestra, fissò le stelle e volle che cessassero di esistere. Le stelle sparirono. Volle poi che tutta l’altre gente cessasse di esistere, e l’ospedale si fece stranamente silenzioso, ancor più silenzioso del solito. Passò poi al mondo, e si ritrovò sospeso nel vuoto.
Con la stessa facilità si liberò del proprio corpo, poi giunse ad annullare se stesso.
Non accadde nulla.
Strano, pensò Walter B. Jehovah. Possibile che il solipsismo abbia dei limiti?
– Sì – disse una voce.
– Chi sei? – chiese Walter B. Jehovah.
– Sono quello che ha creato l’universo che tu hai appena fatto sparire, e adesso che hai preso il mio posto… – ci fu un profondo sospiro – posso finalmente cessare la mia stessa esistenza, trovare la pace e lasciare che sia tu a continuare.
– Ma… come si fa a cessare di esistere? È proprio quello che sto cercando di fare!
– Si, lo so – disse la voce. – Devi fare come ho fatto io: crea un universo, e aspetta finché non verrà uno come te ad annullarlo, poi potrai andare in pensione e lasciare che sia lui a continuare. Be’, addio.
E la voce sparì.
Walter B. Jehovah era solo nel vuoto, e c’era una sola cosa che potesse fare. Creò il cielo e la terra.
Gli ci vollero sette giorni.

Frederic Brawn (1954)

Il nome del mio Blog

Rebbiana è un minuscolo villaggio al centro del Sahara, si trova nel sud della Libia, una piccola oasi in mezzo ad un enorme cordone di dune di sabbia, per l’appunto l’Erg di Rebbiana. Il posto più vicino che potete raggiungere è Khofra un altro sperduto villaggio circondato da pozzi di petrolio, non esiste una strada per raggiungere o lasciare Rebbiana, bisogna aprirsi una via a zigzag tra altissime dune di sabbia. Anche Khofra è vicino per modo di dire, visto che dista quasi 300 Km! Rebbiana è il posto più lontano che abbia mai visto!
Quindi Rebbiana è un luogo che esiste davvero (potete trovarlo scritto anche con una sola B), ma per me rappresenta un idea.
E’ l’idea di lontano, irraggiungibile, è il posto dove nascondersi, dove sparire, ma anche il punto da cui ritornare. Mi immagino già le persone che guardano di soppiatto e bisbigliano tra loro: “era sparito, ma ora e tornato non si sa da dove!”.
Il Blog ha qualcosa di simile: è luogo da cui dire a tutti (o a nessuno) quello che ti pare restando lontano, al sicuro. Quindi ecco perchè REBBIANA!

La Lisandra liberata

Questa poesia è stata scritta per una coppia di nostri amici: Giovanni ed Alessandra. Lui era militare in qualche caserma del nord Italia. In quel anno Gheddafi aveva sparato un missile contro Lampedusa e più o meno in quel periodo Giovanni era tornato in Calabria. Credo di ricordare che noi eravamo non troppo lucidi quando abbiamo scritto questo poemetto per commemorare l’evento, ma il risultato lo trovo ancora oggi divertente!

La Lisandra liberata

Li tafferugli et le gloriose gesta
li spasimi li affani et li dolori
lo cantor vostro ad enarrar s’appresta
del dì che Longojanni incontrò i Mori

valente in armi lo prode capitano
in terra franca per singolar tenzone
giostrava ardito ferro nella mano
di sua casata fulgido campione

lungi dalli suo feudi et dall’isposa
da terra bruzzia che natal gli diede
pugna e combatte con mano valorosa
lo franco e il bardo et non dà lor mercede

lasciati aveva in tutti i suoi domini
schiere fidate e impavide d’armati
a fronteggiar li immondi Saracini
che d’oltre mar giugneano assatanati

ma, a nulla valgon ardire, maestria et coraggio
contra le torme isterminate e brute
che il vil Gheddaffo menava all’arrembaggio
lasciando a tergo sol teste cadute

e fu così che il nigro forestiero
spinto dai venti e cavalcando l’onda
tesori e dama del nostro cavaliero
seco tradusse all’infedele sponda

corre sovra il baleno la novella
et giugne a Longojanni che inforiato
tosto s’appresta a liberar sua bella
et riscattar l’onore calpestato

Mostri adesso il cantor la sua destrezza!
cerchi le rime trovi le parole
per tramandar l’obbrobrio et la crudezza
d’una tal pugna alla futura prole

scempio di membra mai fu visto tale
lo sanguine arrossava lo diserto
giacea il moro al fine dello strale
reciso il capo et lo torace aperto

il fiero Janni non pago di vendetta
su di una picca infilza la sua testa
et di cibarsi del suo cor s’alletta
lasciando al cane e al grifo quel che resta
poi con Lisandra dolce ei fè ritorno
alla sua patria et fu in magione a vita
nel tempo a divenir lieto ogni giorno
et nostra historia qui dico finita.

venerdì 9 novembre 2007

Primi passi.... per ora più che camminare gattono in questo nuovo mondo! stiamo a vedere.