lunedì 10 novembre 2008

Nobili, Borghesi e Comunisti

Ieri sera Festa del vino a Bova... ma di questo ne parlerò in un altro post, quello che voglio raccontare ora è un fatto marginale, ma che mi ha fatto pensare.

Di ritorno da Bova, era l'una di notte, eravamo tutti alticci ed il mio caro amico T ha iniziato a parlare (forse un po' a straparlare) di uno strano concetto: il comu–ndrangheta o ndrango–comunista e ne parlava in termini entusiastici e nostalgici al tempo stesso.
Ha raccontato una frammentaria e vaga storia di famiglia che inizia con un bisnonno. Questo antenato viene etichettato come uno ndranghetista rivoluzionario, una sorta di robin wood locale; tutta la storia è infarcita di aneddoti in cui la ndrangheta guida rivoluzioni popolari contro gli oppressori o difende l'onore delle fanciulle dalla invadente libido dei borghesi sfruttatori. Infine la ndrangheta svolge un ruolo attivo nell'unità d'Italia a fianco dei mille di Garibaldi e non ho capito se questo è giudicato positivo o negativo, ma comunque confonde i briganti con i deliquenti.

Ora a costo di peccare di presunzione e di essere scortese con il mio amico devo dire la mia.
Io ritengo T una persona colta e intelligente, ma ieri sera ha mostrato tutti i limiti dell'indottrinamento comunista.

Cominciamo col chiarire che il termine borghese, per me identifica una classe sociale ben precisa fatta, ieri da mercanti ed artigiani (che vivevano le borgo) ed oggi da professionisti, impiegati e commercianti. Credo che la storia degli ultimi secoli a visto contrapporsi la borghesia alla nobiltà per il predominio del potere, in tutto questo la plebe è stata solo strumento nelle mani degli uni o degli altri, come braccia da lavoro o carne da cannone.
Invece T con borghese identifica indifferentemente nobili e borghesi, in contrapposizione al proletario, rendendo, a mio avviso, incomprensibile la storia degli ultimi tre secoli.

Riguardo alla ndrangheta calabrese e sopratutto reggina, se pur si richiama ad antiche tradizioni di brigantaggio, io credo c'entri poco con il brigantaggio e nasca invece dalla difesa degli interessi della nobiltà latifondista.

L'antico ndranghetista l'immagino come una sorta di fattore che aveva l'incarico di reclutare i braccianti trattare con coloni e mezzadri e se necessario ricorreva alla violenza per tutelate gli interessi del padrone. Una figura simile ai bravi di Don Rodrigo, descritti da Manzoni. Poteva spadroneggiare sul proprio territorio grazie all'immunità che gli veniva dal nobile padrone.
Immagino che anche il bisnonno di T fosse un personaggio del genere, forse più che un fattore poteva essere una sorta di amministratore, visto che pare sapesse leggere e avesse un fratello prete, ma la sostanza non cambia era sempre a servizio di un signore di cui curava gli interesse.

Lo Stato, in queste nostre terre è sempre stato distante e straniero (spesso parlava un altra lingua) molto più chiare erano le leggi feudali che da secoli reggevano la società rurale, ma i repentini cambi di dominazione, prima, e poi la tendenza dei signori a spostarsi in città, resero anche il nobile un'autorità lontana. A questo punto la giustizia resta nelle mani del Fattore, rappresentante di fatto di un autorità feudale.

Questi personaggi reggono il latifondo con pugno di ferro per quasi un secolo e quando l'agricoltura non è più redditizia, il latifondo si dissolve e il padrone sparisce ad essi resta il controllo del territorio e l'autorità delle armi. Da questo alla ndrangheta che conosciamo oggi il passo è breve, sono certo che all'interno di questa gentaglia non sono mancati gli episodi eroici o populistici, ma certamente non li si può definire ne comunisti ne rivoluzionari!

Si T, come dici tu, cercare le proprie radici e fondamentale per orientarsi nel futuro, ma attento che le radici sono coperte di terra e merda, quindi per trovarle rischi di sporcarti!

Infine, aggiungo, che parlare oggi di contrapposizione tra borghesi (i nobili si sono estinti) e proletari non ha più senso, bisogna rendersi conto che la società è diventata enormemente più complessa e dinamica, governare con questi schemi e come orientarsi con una pianta della città stampata nel 800.
Purtroppo ieri sera ho avuto la prova che anche tra i comunisti migliori questi preconcetti sono assolutamente radicati.

I miei migliori auguri a tutti i comunisti del mondo, io oggi scendo definitivamente da quel carro, ... purtroppo non so dove andare... !

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ottima analisi, 30 e lode .

Roberto ha detto...

Si ma il berlusca a fatto "cucu"...
Forse è il momento di andare a vivere in Libia?

Anonimo ha detto...

il tuo amico era ubriaco.e tu forse non conosci Peppino Impastato.ciao